Tag Archivio per: psicologa

Uno sportello di supporto per gli infermieri durante l’emergenza COVID-19

Tempo di lettura: 3 minuti

In questo periodo di emergenza sanitaria, l’assistenza domiciliare è stata estesa oltre la prassi e i protocolli standard al fine di mantenere quanto più possibile i pazienti presso il proprio domicilio, evitando trasferimenti presso le strutture sanitarie che li esporrebbero a rischi non necessari. Ciò ha significato un grande sforzo in più per gli infermieri che operano nell’assistenza domiciliare, aumentandone sensibilmente la mole di lavoro e l’intensità delle prestazioni.

I protocolli aggiuntivi, l’utilizzo esteso dei dispositivi di protezione individuale, le procedure di igienizzazione e l’ingresso di nuovi pazienti nei PSP hanno sollevato dubbi e paure aumentando i livelli di stress negli operatori, peraltro già soggetti al timore di contrarre l’infezione e di trasmetterla ai propri familiari o alla sofferenza per la perdita di pazienti e colleghi.

Inoltre, la preoccupazione del contagio porta talvolta l’operatore sanitario a un vero e proprio auto-isolamento: aumenta il carico di lavoro, si limita la possibilità di confronto con i colleghi e i nuovi protocolli modificano sensibilmente il rapporto con i pazienti.

Con le condizioni lavorative, sociali e familiari mutate in maniera tanto repentina, è quindi frequente che emozioni quali rabbia, senso di impotenza, paura e frustrazione diventino presenze costanti e talvolta invalidanti per l’operatore sanitario, che può manifestare anche sintomi depressivi e prolungati stati d’ansia capaci di sfociare in insonnia persistente, somatizzazioni e in un aumentato consumo di tabacco e caffeina.

A fronte di questi possibili scenari, evidenziati anche dall’Istituto Superiore di Sanità, HNP ha tempestivamente attivato uno sportello di ascolto allo scopo di creare uno spazio di sostegno e supporto telefonico dedicato ai propri infermieri.

Lo sportello, grazie allo strumento delle videochiamate, si è potuto attivare molto rapidamente, consentendo anche la massima flessibilità nei confronti delle esigenze turnistiche degli infermieri.

Gli operatori possono quindi beneficiare di un sostegno psicologico mirato il cui obiettivo principale è quello di riconoscere il disagio e identificarne le cause dettate dalla straordinarietà della pandemia e di offrire, dove necessario, anche alcuni strumenti pratici per affrontare i momenti più difficili.

Oltre alle condivisioni personali, allo sportello si ricevono interrogativi specifici sulla sfera professionale nati in seguito alla ristrutturazione del lavoro.

“Come posso muovermi a casa di una persona che ha paura di farmi entrare? Come posso rassicurarla?

“Cosa posso dire al bambino a cui somministro la terapia che, in questo momento, non mi può salutare come al solito?”

Pur non esistendo una risposta univoca e universale a queste domande, grazie allo sportello è possibile trovare una risposta con la collaborazione dell’operatore stesso, analizzando le sue esigenze specifiche e le condizioni ambientali, diverse caso per caso, che si trova ad affrontare nell’esercizio della professione.

Sapere quando rassicurare il paziente, quando fornire spiegazioni e informazioni aggiuntive oppure quando aiutarlo con un semplice esame di realtà e quando invece rimanere empaticamente in ascolto, sono elementi psicologici di base a cui gli operatori possono ricorrere per continuare a offrire un’assistenza efficace in un momento eccezionale dove i pazienti e il sistema sanitario richiedono un livello superiore di cura e attenzione.

Ancora una volta la risposta migliore è stata quindi quella legata a un approccio di tipo multi-disciplinare e di lavoro “di squadra”, dove la capacità degli operatori in prima linea di leggere le nuove esigenze, proprie e del paziente, hanno trovato risposta in un supporto dedicato che condivide gli stessi obiettivi: continuare a fornire ai pazienti e ai caregiver gli standard di assistenza a cui sono abituati e aiutare gli operatori a costruire, caso per caso, le nuove condizioni con cui poter svolgere al meglio e serenamente il proprio lavoro.

Il counselling psicologico ai tempi del Covid-19: strumenti e tecniche per il supporto

Tempo di lettura: 3 minuti

L’emergenza sanitaria dettata dalla pandemia ha portato con sé numerosi stressor (elementi fonte di stress) con effetti ancora più marcati su determinate categorie a rischio.

La necessità di limitare gli spostamenti e il conseguente isolamento all’interno delle mura domestiche, la paura del contagio e la messa in atto dei comportamenti di prevenzione, il distanziamento sociale e più in generale una quotidianità sensibilmente mutata, hanno aumentato la pressione psicologica su tutta la popolazione e, in misura rilevante, sui pazienti con malattie croniche e i loro caregiver.

A partire dalla periodica visita di controllo in ospedale con il proprio medico di fiducia fino alla sospensione dei centri diurni, il paziente e i suoi famigliari si trovano ad affrontare un necessario processo di adattamento a cui si contrappongono anche l’invadente sensazione di vulnerabilità verso una malattia che può essere asintomatica e la paura di contrarre il virus e di trasmetterlo ai propri cari.

Si delinea perciò uno scenario ricco di nuove emozioni e di nuovi pensieri per il paziente e il caregiver, che in molti casi sperimentano intensi e prolungati stati d’ansia capaci di sfociare in attacchi di panico, in meccanismi di controllo ossessivi o in eccessive canalizzazioni degli stati emotivi attraverso il cibo.

Nell’ottica di un approccio multidisciplinare, in questa situazione straordinaria, lo psicologo agisce con un duplice ruolo: verso il paziente, offrendo sostegno e supporto psicologico e psicoeducativo e nei confronti della famiglia e della rete di supporto come facilitatore della comunicazione e della relazione.

Gli strumenti validi sempre – in aggiunta al classico supporto di persona – vanno dal sostegno a distanza, il cui obiettivo primario deve essere quello di favorire una migliore regolazione delle emozioni e contenere i vissuti d’ansia e paura specifici di questo momento, all’implementazione delle reti di supporto sociale attraverso la creazione di gruppi virtuali che offrano uno spazio di condivisione e sostengano la condivisione, riducendo l’isolamento sociale.

Per offrire un supporto adeguato al contesto emergenziale, è quindi fondamentale identificare quelle modifiche della routine che provocano disagio e un’alterata sensibilità nei confronti della patologia e dell’ambiente circostante, attivando nuove forme di sostegno che sfruttino metodi e mezzi di comunicazione alternativi.

Un esempio di come il supporto psicologico debba adattarsi alle nuove condizioni imposte dalla pandemia è il caso di Maria*, affetta da patologia cronica, la cui modifica della prassi terapeutica di somministrazione e le necessarie precauzioni aggiuntive adottate dai caregiver hanno portato a un improvviso innalzamento dei livelli d’ansia che ha generato frequenti attacchi di panico.

Nel contesto domestico, e ancora di più oggi in cui tutti si trovano spesso insieme in casa, la privacy può essere molto limitata, per cui con Maria siamo ricorsi a quello che abbiamo chiamato insieme “il bollettino”: un tipo di supporto centrato sul riconoscimento delle emozioni e sulla loro mentalizzazione, effettuato tramite uno scambio di e-mail a cadenza regolare.

Per i momenti più critici abbiamo invece fatto uso di brevi telefonate, che hanno permesso anche l’utilizzo di specifiche tecniche di respirazione e di grounding (radicamento) per affrontare i fenomeni più acuti legati alla gestione dell’ansia.

Fondamentale è stato poi sostenere anche il nucleo familiare nella co-gestione della cronicità, favorendo lo scambio con gli operatori sanitari così da garantire continuità al processo terapeutico-assistenziale e rinforzare le risorse della famiglia e della rete di supporto.

*(nome di fantasia)