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Essere un infermiere di home therapy ai tempi del Coronavirus: la storia di Valentina

Per l’esperienza che sto vivendo in questi giorni, essere infermiera ai tempi del Coronavirus non è poi così diverso dal solito. Ogni giorno giro la chiave per accendere la macchina e mi reco al domicilio delle persone che assisto, esattamente come prima del Covid-19.

Ogni giorno questa professione è chiamata a confrontarsi con gli aspetti più importanti della vita: salute e malattia, in un confine sempre molto sottile e soprattutto senza fine.

Un aspetto che si è un po’ modificato è il livello di attenzione che stiamo riponendo a ogni accesso: cambiare molto spesso i guanti o mettere la mascherina, disinfettarsi in continuazione le mani a oggi non sono più un dispositivo di protezione individuale, ma un dispositivo di protezione per l’altro, per la persona che ho davanti che necessita incondizionatamente della terapia perché la sua malattia è cronica e come tale non scompare, non si ferma, non va in quarantena per un numero determinato di giorni!

Ed è proprio per questo che oggi più di ieri sento che una certezza prende forma: sono un’infermiera che opera nel campo dell’assistenza domiciliare, in progetti disegnati ed erogati per rispondere ai bisogni della singola persona, cuciti su essa e per questo il mio lavoro non si può fermare nemmeno di fronte a un’emergenza come quella che stiamo vivendo, perché per queste persone quello che faccio è utile, perché la cura nel mio lavoro è tutto.

Ai miei colleghi che operano nella Sanità Pubblica, in questi giorni in cui negli Ospedali si sta scatenando il caos, dedico la mia stima. Io da infermiera domiciliare spero di essere loro un po’ di aiuto, prendendomi cura dei miei pazienti al domicilio, perché siamo tutti una grande squadra unita per fare fronte a un problema, e perché finito questo problema continueremo a fare il nostro lavoro, sempre con cura.

L’Italia è tutta zona rossa, la popolazione è in quarantena, uomini e donne costretti a passare le loro giornate dentro casa e uscire solo per svolgere le attività indispensabili. Nel mio caso è l’indispensabile che arriva a casa loro! Riuscire a erogare un servizio che entra nella quotidianità, che rispetta la persona con empatia e con la massima professionalità, accompagnando i pazienti nel percorso più difficile: la malattia.

Coronavirus, le disposizioni di operatività dei PSP e di sicurezza dei lavoratori disciplinate da HNP

HNP sin dal primo giorno si è attivata, alla luce delle misure cautelative disposte a livello nazionale e regionale per contenere la diffusione del virus Sars coV2 (Coronavirus), definendo un piano di attività finalizzato a garantire sia la sicurezza e tutela di lavoratori e utenti, sia la continuità delle attività di business aziendale.

Una direzione di risk management con un team composto dal Chief Operations Officer, Quality Manager & Compliance Support, HR e IT managers ha proceduto alla valutazione degli aspetti operativi e/o impattanti relativi al personale di sede e sul territorio, all’erogazione delle attività, comunicando quanto previsto ai clienti.

Sin dall’inizio sono stati determinati e comunicati ai diversi stakeholder dell’azienda i soggetti di riferimento per le comunicazioni in merito al piano di emergenza e sono state illustrate le procedure da mettere in atto sia agli operatori del territorio, che ai Coordinatori, medici e utenti.

In particolare, il personale di sede ha proseguito le attività ordinarie negli uffici attenendosi alle indicazioni del Ministero della Sanità sui comportamenti da seguire, limitando le trasferte in zona nord e preparandosi in caso di necessità di lavoro in smart working.

Operatività dei PSP

HNP ha disposto che tutti gli operatori che risiedono in zone di quarantena siano sospesi dalle attività presso i pazienti o i Centri Clinici sino a diversa indicazione (sono viceversa fattibili le attività che prevedono supporto a distanza ad esempio call center).

Nelle Regioni oggetto di ordinanza, per tutti i PSP che prevedono training e/o monitoraggio ovvero che non necessitano di una presenza fisica dell’operatore, le visite sono state limitate e/o posticipate o se possibile sostituite con un contatto telefonico.

Per i PSP che prevedono un atto sanitario non delegabile -come nel caso degli home treatment e prelievi domiciliari – gli infermieri sono stati chiamati ad adottare il protocollo previsto per singolo PSP e in particolare a contattare il paziente 24 ore prima della visita per assicurarsi sulle condizioni di salute e, in presenza di sintomatologie “sospette” (es. raffreddore, febbre, tosse, etc.), avvisare il medico di Servizio. E’ stata inoltre integrata la dotazione degli appositi presidi di sicurezza degli operatori.

Attraverso una comunicazione ufficiale rivolta a tutti gli operatori è stata esplicitamente sottolineata l’importanza di segnalare eventuali mancate visite rispetto ai protocolli previsti e nel caso di insorgenza di una sintomatologia analoga alle comuni infezioni respiratorie come raffreddore, febbre, tosse, dolori muscolari e difficoltà respiratorie, di informare immediatamente il proprio Coordinatore al fine di individuare in modo tempestivo le modalità più opportune per la sostituzione o posticipazione dell’attività.

I clienti dei relativi PSP sono stati informati dei protocolli messi in atto al fine di garantire una comunicazione tempestiva di cambi eventuali e dell’andamento delle attività già pianificate.